Il fenomeno delle civic tech riguarda esempi e modelli molto diversi: dall’OPEN GOVERNMENT ai BIG DATA, dai MAKERS alle SMART CITY, dalla SHARING ECONOMY all’INNOVAZIONE SOCIALE. Quando se ne parla vengono richiamati concetti come entrepreneurial state e commons innovation, procurement innovativo e finanza ad impatto sociale ma non si è affermata una visione condivisa e quindi manca una bussola per orientarsi in questo mare di termini, esempi, esperienze.
Le civic tech attirano però l’attenzione della politica, dei mercati e dei cittadini.
In US nel 2014 è nato Govtech Fund, fondo di investimento dedicato a progetti civic tech con una dotazione di 23 milioni di dollari e, secondo un recente studio di IDC, nel 2015 sono stati spesi 6.4 MILIARDI DI DOLLARI in civic tech. In questi ultimi 3 anni sono nate organizzazioni sia pubbliche sia private che si dedicano allo sviluppo di tecnologie civiche come the govLab.org della NYU, sidewalkslabs di google, civichall.org a NY, civictech.ca a Toronto o civicmakers.org a SF. Progetti ormai consolidati come codeforamerica.org e sunlightfoundation.com stanno modificando il modo in cui interpretiamo il rapporto tra tecnologie e società.
In Italia in molti stanno studiando il fenomeno, in molti lavorano in questo settore con le proprie startup, le ONG e anche nelle istituzioni, ma manca un punto di riferimento sufficientemente sofisticato, critico e concreto da aggregare e dunque valorizzare gli sforzi dei singoli.
Anche in Europa l’attenzione verso il fenomeno cresce. Nesta con il progetto Civic Exchange, Open Knowledge Foundation, l’Open Data Institute e Mysociety – tra gli altri – sono attivi in UK da almeno due anni su questi temi. Nel precedente ciclo di programmazione la Commissione Europea ha finanziato molti progetti che direttamente o indirettamente riguardano l’analisi e lo sviluppo di tecnologie civiche in ambiti differenti e li finanzierà in H2020; pensiamo ad esempio alle linee di attività su smart city e open data.
In US nel 2014 è nato Govtech Fund, fondo di investimento dedicato a progetti civic tech con una dotazione di 23 milioni di dollari e, secondo un recente studio di IDC, nel 2015 si spenderanno 6.4 MILIARDI DI DOLLARI in civic tech. In questi ultimi 3 anni sono nate organizzazioni sia pubbliche sia private che si dedicano allo sviluppo di tecnologie civiche come the govLab.org della NYU, sidewalkslabs di google, civichall.org a NY, civictech.ca a Toronto o civicmakers.org a SF. Progetti ormai consolidati come codeforamerica.org e sunlightfoundation.com stanno modificando il modo in cui interpretiamo il rapporto tra tecnologie e società.
Anche in Europa l’attenzione verso il fenomeno cresce. Nesta con il progetto Civic Exchange, Open Knowledge Fundation, l’Open Data Institute e Mysociety – tra gli altri – sono attivi in UK da almeno due anni su questi temi. Nel precedente ciclo di programmazione la Commissione Europea ha finanziato molti progetti che direttamente o indirettamente riguardano l’analisi e lo sviluppo di tecnologie civiche in ambiti differenti e li finanzierà in H2020; pensiamo ad esempio alle linee di attività su smart city e open data.
In Italia in molti stanno studiando il fenomeno, in molti lavorano in questo settore con le proprie startup, le ONG e anche nelle istituzioni, ma manca un punto di riferimento sufficientemente sofisticato, critico e concreto da aggregare e dunque valorizzare gli sforzi dei singoli.
Secondo uno studio molto citato della Knight Foundation Civic tech, per comprendere cosa siano le tecnologie civiche possiamo guardare a progetti e imprese che sviluppano soluzioni per il CONSUMO COLLABORATIVO, strumenti per creare SERVIZI LOCALI o condividere asset di vario tipo (macchine, case, biciclette), piattaforme per il FINANZIAMENTO DIFFUSO rivolte a progetti ad impatto sociale che, ad esempio, migliorano gli spazi pubblici o i servizi (verde pubblico, scuole, assistenza). Ma dobbiamo anche considerare strumenti per VALORIZZARE LE RETI SOCIALI LOCALI e l’ORGANIZZAZIONE DELLE COMMUNITY (campagne, petizioni), senza dimenticare ovviamente i progetti OPEN GOV e in particolare OPEN DATA.
Online il dibattito è acceso e si polarizza tra chi vuole considerare anche modelli di impresa classici – es. multinazionali come Uber e AirBnB – come risposta a fenomeni sociali emergenti, o chi invece preferisce focalizzarsi su attività sociali nei mezzi e nei fini.
Certo è che queste tecnologie sono sia il prodotto sia l’effetto di cambiamenti strutturali che non possiamo non vedere e non voler comprendere.
CIVIC TECH
La scuola di tecnologie civiche nasce dalla collaborazione tra un’ampia rete di partner, collaboratori e amici. Per info: info.civictech@top-ix.org